Australia in van: from Brisbane to Noosa in 4 giorni!
Australia in van: il sogno di ogni backpackers che voglia respirare aria di completa libertà. Quasi uno stereotipo, quello del viaggiatore zaino in spalla che approdato in Australia si lancia a capofitto in un’entusiasmante avventura on the road con un Wolkswagen T2 di fine anni Sessanta.
Quanti di voi hanno sognato questa esperienza almeno una volta?
Siamo di continuo circondati da fotografie di viaggiatori che postano sui social immagini di panorami pazzeschi scattate dal portellone posteriore del proprio van vintage, mentre tra una coccola con il partner e una tazza di caffè fumante, si godono una colazione con vista sull’Oceano indorato dalla nascita del sole all’alba.
Si chiamava George, il nostro. Un furgoncino che abbiamo scelto e noleggiato principalmente per due motivi: era il più economico, e sulla fiancata riportava la scritta “Hippie: Rockin’ road trips for happy campers”. Naturalmente, è stato amore a prima vista.

Eccolo…George!
Così anche Clic my Trip oggi può dire di aver spuntato dalla propria chilometrica bucket list la voce “Avventura in Australia in van”. E qui, in questo articolo, voglio raccontarvi come è stato, a distanza di qualche mese, rivivendo insieme a voi le emozioni di questa esperienza che ha saputo oltrepassare a dismisura le nostre aspettative.
Nei paragrafi a seguire troverete la descrizione del nostro…
Itinerario di 4 giorni in Australia in van, da Brisbane a Noosa, incluse info dettagliate riguardo alle spese affrontate.
Perché, come sempre, viaggiare ci piace…ma viaggiare low cost ci fa estasiare!
PREMESSA
Prima di raccontarvi il nostro viaggio in Australia in van, voglio fare qualche premessa di carattere pragmatico, perché ci sono alcuni aspetti da tener ben presenti prima di inoltrarsi in una van adventure australiana.
Per questa introduzione più legata agli aspetti pratici vi rimando all’articolo Cosa fare in Australia? 9 consigli per un viaggio in van!
Australia in van: giorno 1 –> da Brisbane a Lake Baroon
Il primo giorno partiamo nel pomeriggio perché la mattina ho un turno di lavoro al bar. Decidiamo dunque di raggiungere una località non troppo lontana: l’obbiettivo è quello di arrivare a destinazione con il nostro George, posizionarci in un posticino tattico e goderci una cenetta sulla sponda del lago. In realtà non andrà proprio in questo modo per tutta una serie di ragioni:
- Le pratiche da sbrigare presso la sede di Apollo Camper per il ritiro del van richiedono più tempo del previsto (ci sottraggono quasi 2 ore!)
- In Australia il sole tramonta prestissimo!! Tenete in considerazione che in piena estate, quando le giornate sono al culmine delle ore di luce, le tenebre calano attorno alle 19:30
- Da perfetti novellini alla nostra prima escursione camping style in Australia, ancora non sappiamo che fermarsi e fare campeggio libero non è proprio un giochetto da ragazzi
Partiamo dunque dal noleggio attorno alle 17:00 e in circa un’ora e mezza raggiungiamo l’area di Lake Baroon, attraversando la splendida regione delle Glass House Mountains, che come fiere guardiane di un mondo preistorico, svettano dall’infinito orizzonte verde e pianeggiante.
Scegliamo come prima meta Lake Baroon per un motivo ben preciso: semplicemente lo troviamo su Google Maps lungo il tragitto che ci dovrebbe condurre verso Noosa, destinazione finale prevista per il secondo giorno. Inoltre, la prospettiva di poterci accampare a pochi metri dal lago, dormendo con la vista della luce lunare riflessa sulle acque di fronte a noi, ci stuzzica incredibilmente.
In realtà non avremmo potuto scegliere un luogo più bello! Peccato che, quando arriviamo, ci rendiamo conto che OVUNQUE sulle sponde del laghetto sono sparsi cartelli che riportano il divieto assoluto di stazionamento durante le ore notturne. Inizialmente ci lasciamo un po’ frenare da questo intoppo inaspettato, ma il tentennamento dura ben poco, complici anche la stanchezza e la tarda ora che ci avrebbero reso impossibile rintracciare un campeggio in quella zona piuttosto isolata.
PRIMA LEZIONE DA TENERE A MENTE PER VIAGGIARE IN AUSTRALIA IN VAN: non è possibile campeggiare liberamente da nessuna parte (quanto meno legalmente e nel Queensland).
Ci fermiamo così in un piccolo parcheggino affacciato direttamente sul lago, confidando nella buona sorte. E come spesso accade, l’Universo ci sostiene facendo andare tutto per il meglio, anche più di quanto avremmo osato sperare.

Una vista impareggiabile
Australia in van: giorno 2 –> Lake Baroon, Montville e gli Eumundi Markets
La notte trascorre piuttosto tormentata a causa del timore di venir scoperti nel nostro accampamento abusivo e degli strambi rumori, riconducibili allo zampettare continuo di qualche bestiolina selvatica di dubbia entità, che per tutto il tempo disturbano la nostra quiete. Sappiamo che la zona è abitata dai dingo, per cui il pensiero di essere attorniati da possibili feroci predatori non ci permette di rilassarci completamente.
Scopriremo subito, una volta svegli la mattina, che le nostre paure erano del tutto infondate: sopra le nostre testoline addormentate, un tenero e paffuto koala sta oziando avvinghiato al ramo di un Eucalipto. Non avremmo potuto bramare ad un risveglio migliore di questo.
Passeggiamo per un po’ sulle sponde di questo laghetto, che in realtà è una diga artificiale creata alla fine degli anni ’90 per garantire alla zona un approvvigionamento di acqua potabile (la scarsità delle risorse idriche è un problema sempre molto imperante in Australia).
Attorno a noi solo il vivido verde della natura rigogliosa, il blu cobalto dello specchio d’acqua e il soave turchese del cielo del mattino.
Ci concediamo una colazione magica, all’aria aperta, godendo di questa rara atmosfera che sfiora l’irrealtà.
Montville: un piccolo villaggio d’altri tempi
Ripartiamo con George e poco distante incappiamo in Montville, un villaggio rurale la cui prima fondazione risale al 1887, che è un piccolo gioiello di fascino, storia e artigianalità. Questo pittoresco posticino ospita gallerie d’arte, laboratori di produzione locale, caffetterie dall’aria retrò e boutique vintage dove poter scovare di tutto: dai gioielli fatti a mano alle sculture uniche realizzate dagli artisti locali.
Ci lasciamo condurre dal caso, passeggiando per la main street di Montville, esplorando i negozietti colorati (l’acquisto di un paio d’orecchini fatti a mano in pietra turchese è d’obbligo) e fermandoci a gustare una generosa porzione di scones farciti con una marmellata artigianale ai frutti di bosco, sorseggiando un soy flat white da perfetti locals.
Eumundi Markets
Se vi trovate di passaggio in Sunshine Coast di sabato o mercoledì, non potete non dedicare qualche ora alla visita di questi mercati locali.
Era il 1979 quando la ceramista Christa Barton e la sua amica Gail Perry-Somers ebbero l’idea di organizzare un mercato di “artigiani e agricoltori” in stile europeo a Eumundi. Da quel momento, il villaggio divenne una tappa fissa per artisti, artigiani e gente di periferia alla ricerca di uno stile di vita semplice e genuino, a contatto con la natura e con la comunità locale.

George in prima fila!
Il 24 marzo del 1979 i primi tre mercanti allestirono con entusiasmo le proprie bancarelle: ricevettero la visita di otto acquirenti per un incasso totale di 30 dollari. In poco meno di un anno il mercato si espande, guadagnandosi la reputazione di essere un luogo di vivacità, qualità e cordialità, tutte caratteristiche che ancora oggi lo contraddistinguono.
Con il passare del tempo è cresciuto sempre più sino a raggiungere negli anni Novanta le oltre 200 bancarelle espositive e un record di 260 000 visitatori annui.
Oggi gli Eumundi Markets rappresentano il più grande mercato di arte e artigianato di tutta l’Australia: oltre 350 espositori e più di 1 milione di visite ogni anno.
La forza di questo luogo è data dalla filosofia a cui si ispira: la produzione fatta a mano, il sostegno ai giovani talenti, l’innovazione nella proposta di acquisti sostenibili e alternativi in nome di un mondo e di una vita migliori.
Girovaghiamo per un paio d’ore fra i venditori ambulanti, intingendo lo sguardo nei colori vibranti dei prodotti esposti e inalando i profumi inebrianti dello street food locale.
Ci piace, ci piace tanto…e per davvero. Mentre passeggio, rifletto su quanta bellezza risieda in tanta semplicità. Mi dico che un giorno, vorrei vivere in un posto come questo. Mi dico che forse, un giorno, tutto il mondo potrebbe essere così: semplice, rispettoso, colorato…vero…
L’arrivo a Noosa e Sunshine Beach
Riprendiamo il nostro George e ci accingiamo a percorrere l’ultimo tratto di strada che ci separa da Noosa, una delle destinazioni più gettonate dagli amanti della vita da spiaggia.
Raggiungiamo Sunrise Beach, che rispetto al centro brulicante di Noosa Heads, popolato da boutique e caffè alla moda, gode di un clima più pacifico e rilassato.
Un’infinita distesa di sabbia dorata lambita dalle acque agitate del Pacifico si espande di fronte a noi. Lasciamo George parcheggiato e imbocchiamo un sentiero che in pochi minuti ci conduce alla spiaggia vastissima, dove il caldo vento dell’Oceano in Primavera scalfisce le nostre guancette accaldate.
Mossa da un istinto irrefrenabile mi lancio correndo verso le onde che si infrangono sulla riva, affondando un piede dopo l’altro nella sabbia sottile. Enrico, poco più lontano, mi osserva divertito, come sempre accade quando la fanciulla che vive in me prende il sopravvento bandendo per un po’ ogni frammento di ragione e controllo.
Rallento, mi volto e lo vedo. Mi sta scattando una foto, un’immagine rubata al caso, un pezzo di pura gioia fermato in uno schermo. Gli faccio una smorfia e rido, scorgendo nel suo fare, di solito così composto, quel segnale di cedimento che tanto aspetto. Appena il tempo di capire cosa sta escogitando ed ecco che parte con uno scatto verso di me, mi afferra, atterrandomi, e insieme ci rotoliamo, fra grida felici e granelli di sabbia tra i denti, fra le dune di una spiaggia australiana a migliaia di chilometri dalla nostra casa italiana.
Australia in van: giorno 3 –> il trekking nel Noosa National Park
Ci fermiamo per la notte in un’area di sosta trovata grazie a Wiki Camp e la mattina successiva ci svegliamo di buon’ora per raggiungere l’area del Noosa National Park.
Arrivati alla grande area di sosta vicina a Noosa Main beach ci rendiamo conto che il nostro “svegliarci di buon ora” non è per nulla sufficiente ad accaparrarsi un posto per George nel grande parcheggio che precede l’inizio del percorso nel parco. Restiamo per qualche minuto sconsolati dall’imprevisto, ma poi ci riscuote gli animi un’idea così banale da non averla minimamente considerata fino a quel momento: perché non compiere il tragitto nel senso inverso?
Decidiamo così di partire dalla fine del percorso, che guarda caso è collocata proprio nei pressi di Sunshine Beach, la spiaggia sulla quale abbiamo sostato per qualche ora il pomeriggio precedente.
Scoviamo un parking in una zona residenziale vicina ad uno degli ingressi per la spiaggia e dopo una rillassante colazione in riva al Pacifico in compagnia dei gabbiani e della salsedine pungente del mattino, Salomon ai piedi e si parte per il trekking nel Parco Nazionale di Noosa.

Una colazione con vista impareggiabile prima di intraprendere il trekking
Non starò a descrivervi qui le ore di entusiasmante trekking che seguirono, perché mi sono ripromessa di dedicare un articolo specifico a questo luogo che merita senz’altro più di un paio di paragrafi. Sappiate solo che il Noosa National Park è un sito naturalistico davvero sorprendente, facilmente raggiungibile da Brisbane anche in una sola giornata (vi ci vorranno un paio d’ore d’auto, per cui non avrete scuse per non lasciarvelo sfuggire) e popolato da centinaia di specie di flora e fauna autoctone che potrete scorgere facilmente fra un punto panoramico e l’altro lungo il tragitto.
Koala, canguri, wallaby, delfini e balene e molti altri animali hanno eletto questo posto a loro dimora e vi faranno compagnia sbucando di frequente sul sentiero o saltando all’orizzonte fra le onde del Pacifico. Inoltre, se siete appassionati di mare e di vita da spiaggia, le numerose baiette nascoste fra una frastagliatura della costa e l’altra vi lasceranno a bocca aperta. Non dimenticate dunque di portare con voi un telo, della crema solare e, perché no? Maschera e boccaglio per un’esplorazione più in profondità!
Spendiamo tutta la mattinata affondando lo sguardo e lo spirito fra le meraviglie del mondo, con gli occhi costantemente a rimbalzo fra le verdi fronde dei giganti della foresta e il blu intenso del cielo e dell’Oceano.
Dopo alcune faticose ore di cammino, ben ricompensate dal paradiso attorno a noi, torniamo da George per renderci conto, ahimè, che qualche brutto ceffo durante la nostra assenza ha fatto irruzione nel van e si è portato via il mio giubbino tecnico e il beauty case con l’occorrente per la toilette.
Trascorro così qualche attimo di tristezza e delusione, i miei pensieri aleggiano nell’oblìo della mia mente stanca dal restare continuamente scottata dall’egoismo dell’essere umano. Mi viene naturale il paragone fra una natura rigogliosa e generosa, che per tutto quel tempo si è donata a noi nella sua pienezza disinteressata, e quel vile atteggiamento dell’uomo che, incurante del rispetto per l’altro, approfitta di ogni occasione per abusare degli spazi e dei diritti altrui. Quanti contrasti esistono al mondo, quanta ingiustizia e disparità di trattamento.
Penso, in questo momento, mentre scrivo, ad un articolo che ho recentemente letto sull’Internazionale: un’isola di rifiuti dalle dimensioni pari a 3 volte quelle della superficie della Francia. Proprio lì, a qualche centinaio di chilometri da noi, al largo delle coste australiane: un cancro impiantato dalla stupidità umana in quell’organismo meraviglioso che è il nostro pianeta. A voi le conclusioni…
Verso Rainbow Beach e il tramonto sull’Oceano
Riallacciate le cinture, ci rimettiamo in viaggio in direzione dell’ultima tappa del nostro breve quanto intenso trip in van per la Sunshine Coast. Già solo il nome, la dice lunga: Rainbow Beach, la spiaggia arcobaleno.
Personalmente, la ritengo la spiaggia più incantevole, selvaggia, romantica che abbia visto nel corso di tutti i nostri 12 mesi trascorsi in Australia. Valuterete anche voi dalle immagini e sono certa che non mi darete torto.
Rainbow Beach, in realtà, non è il solo nome della spiaggia, ma identifica un vero e proprio centro abitato che costituisce un importante punto di accesso al Parco Nazionale di Cooloola, esteso per 41.000 ettari, nonché l’unica porta per raggiungere l’area di imbarco per l’isola di Fraser, considerata Patrimonio Unesco dell’Umanità.

Attraversiamo l’area verde che da Noosa ci Porta a Rainbow Beach
Da qui, percorrendo una breve distanza verso Nord, si può arrivare alla penisola di Inskip: una sottile striscia di sabbia che dalla costa si insinua nell’Oceano, quasi a voler lambire, con il suo abbraccio, le rive delle poco lontana e molto più wild Fraser Island. Quest’ultima può essere visitata solo a bordo di un fuoristrada 4×4.

La vista di Fraser Island da Rainbow Beach
Da Noosa occorre circa un’ora e mezza di strada della quale non vi renderete assolutamente conto, in quanto in questi 90 minuti sarete immersi nello scenario colorato e quasi cinematografico della Toolara State Forest: strade sterrate e rossicce e altissime piante conifere si estendono in ogni direzione. Questo sito si dice sia popolato da centinaia di cavalli selvatici e di tanto in tanto, effettivamente, ne scorgiamo qualcuno.
Naturalmente, gli scatti a George su questo sfondo tanto pazzesco sono d’obbligo, così come il divertimento di Enrico fra una curva e l’altra e i saliscendi continui del percorso off road, con gli enormi nuvoloni di polvere che riempiono il riflesso degli specchietti retrovisori.
Il programma per la notte è quello di pernottare in una delle aree camping disposte lungo le rive della penisola di Inskip. Ci siamo informati a priori e abbiamo già pagato il permesso per campeggiare nel Parco Nazionale per soli 8,50 euro.
Sui diversi forum che consultiamo a caccia di suggerimenti utili, è bene evidenziato il fatto che molte delle aree da campeggio sono inagibili per mezzi non dotati del 4×4 a causa degli enormi accumuli di sabbia, con l’alto rischio di restare impantanati in una duna. Naturalmente noi siamo delle persone ragionevoli e assennate, e naturalmente scegliamo di ignorare bellamente queste tips e di piazzarci nell’area meno popolata (chissà perché?) e più selvaggia. A tutto questo aggiungiamo il fatto che Enrico non vede l’ora di sgasare con George nella sabbia e…il gioco è fatto!
Due ore dopo George è attaccato con una fune da traino ad un pick up e il proprietario, a cui abbiamo implorato aiuto e compassione, sta tentando di trascinarci fuori da una fossa sabbiosa. Siamo già diventati lo zimbello del campeggio e mi sembra quasi di scorgere, dietro agli sguardi curiosi degli australiani accomodati sulle amache accanto ai loro molossi 4×4, un’ironica e malcelata esclamazione alla “Pfff…i soliti turisti imbranati che vogliono giocare alla vita in van!”.

Povero George!!
Risolviamo anche questo “piccolo” intoppo e finalmente riusciamo ad accamparci.
In un batter d’ali di farfalla siamo con i piedi stanchi affondati nella soffice sabbia e ci godiamo uno dei tramonti più coinvolgenti delle nostre vite. Al nostro fianco i pellicani gironzolano facendo la ronda attorno ai pescatori oziosi della sera, nella speranza di potersi accaparrare, senza fatica, un pasto facile e gustoso. Una giovane mamma passeggia tenendo in braccio e per mano i suoi bambini: tre sagome scure stagliate all’orizzonte, con i contorni illuminati dalla luce calda del sol calante.
Una conchiglia maculata giace addormentata fra i granelli cristallini, generando una lunga fascia d’ombra. Mi chino, la osservo, mi perdo nella perfetta geometria dei disegni che ne colorano il dorso. Spontaneamente mi volto per cercarlo, anche se so già esattamente dove è, perché lo sento. Dietro di me Enrico sta fotografando un vecchio ramo arenato sulla spiaggia. Un corpo vivo, che sta per svegliarsi dopo l’assopimento del giorno, pronto a riprendersi la notte.
In poco più di un quarto d’ora il cerchio di luce e calore di fronte a noi viene risucchiato dalle ombre della terra: è giunta l’ora del riposo, è tempo di ripristinare le energie e prepararsi all’avvento di un nuovo ciclo. Ogni giorno, la vita si accende e poi si spegne, e lo fa involontariamente, spinta da un istinto innato e primordiale.
Nel buio della notte vergine, ci incamminiamo verso George: l’oscurità è giunta anche per noi e i nostri cuori fremono al pensiero del prossimo imminente inizio.
Australia in van: giorno 4 –> Rainbow Beach e il rientro a Brisbane
La mattina seguente ci svegliamo di buon ora, complici la luce intensa che inonda la cabina di George come un fiume in piena e la voglia frenetica di perlustrare Rainbow Beach in lungo e in largo in pieno giorno.
Come di consueto, ci ricarichiamo con una colazione da reggia di Versailles (il pasto mattutino, per noi non è tale se non di dimensioni mastodontiche) e dopo una scorpacciata di porridge, muffin triplo cioccolato e pane alla crema di nocciole (rigorosamente SENZA zucchero) abbandoniamo il camping per la lunga e piacevole passeggiata sul bagnasciuga che ci conduce ad Inskip Point: l’estrema punta occidentale della penisola.
Di nuovo le aspettative sono ampiamente superate: di fronte a noi una distesa pressoché illimitata di soffice sabbia bianca, dolcemente accarezzata dalle acque dell’Oceano. Uno sposalizio perfetto da cui si generano calde pozze in cui i nostri piedini sguazzano instancabili e felici. Centinaia e centinaia di metri di pura bellezza senza la benché minima ombra di un essere umano attorno a noi. Guardate le immagini e giudicate voi stessi.
Trascorriamo così gran parte della giornata in relax sulla beach più seducente del Queensland, una vera esperienza onirica, ma con gli occhi aperti e le narici intrise di salsedine.
Non possiamo approfittare di una doccia prima di rimetterci alla guida del van in quanto il campeggio non è servito da acqua corrente, essendo allocato in un parco nazionale e piuttosto lungi dalla civiltà. Ma non importa, ormai la nostra avventura in van sta per volgere al termine e poco conta se per qualche ora ancora porteremo su di noi le tracce di queste giornate un po’ wild.

Il nostro camping nel Parco Nazionale di Rainbow Beach
Ritirati baracca e burattini e innescata la marcia, ci apprestiamo a lasciare quel piccolo fazzoletto d’erba affacciato sul mare che per poco più di 24 ore è stato la nostra casa e salutiamo, con un misto di malinconia e indecisione, la fantastica Rainbow Beach per imboccare la strada del ritorno verso Brisby.
Una sola promessa aleggia nel nostro cuore: quel saluto non sarà un addio, ma semplicemente un arrivederci. Un po’ alla maniera di quel see you later che ai nostri amici aussie piace così tanto.
E come tutte le promesse degne di questo nome, fu così che qualche mese dopo a Rainbow Beach ci tornammo per davvero. Ma questa volta, al posto di George, a bordo di una 4×4 e con una coppia di personcine speciali in più a condividere la nostra avventura.
Ma questo, beh…ragazzi, questo fa parte di tutta un’altra storia.
E ve la racconto qui!
Australia in van from Brisbane to Noosa: informazioni utili e costi
- Per prima cosa, non dimenticatevi di informarvi prima della partenza leggendo l’articolo Cosa fare in Australia? 9 consigli per un viaggio in van!
- Quanto abbiamo speso? In totale…276 euro (138 euro a testa per 4 giorni di meraviglia!)
- Noleggio van 4 notti: 82 euro
- Assicurazione van (non obbligatoria MA consigliatissima!): 81,50 euro
- Area di sosta con elettricità per una notte: 13,50 euro (siamo stati obbligati ad appoggiarci ad un’area di sosta per una notte per poter ricaricare il frigorifero)
- Permesso per campeggiare a Rainbow Beach nel Parco Nazionale: 8,50 euro
- Cibo per 4 giorni: 32 euro
- Benzina per 650 km percorsi: 59 euro
- E per finire, non dimenticatevi di guardare le storie in evidenza di questa fantastica Van Adventure sul profilo IG di Clic My Trip…le trovate proprio qui!
Cheers!