Trentino: cosa vedere in Valsugana | Weekend fra arte e natura
L’arte è un modo per vincere la paura…un modo di tentare di finir dentro l’ignoto, di fermare questo ignoto in qualce maniera.
Ettore Sottsass
È iniziato così, il mio weekend di fuga nella verde e rigogliosa cornice della Valsugana: con una profonda riflessione sul ruolo dell’arte nella vita, una fetta di torta alla frutta profumata di cannella e un bicchiere di succo allo zenzero.
Mi accade spesso, e sempre di più con il passare degli anni, di percepire l’esigenza di distaccarmi dal mondo per un po’. Come un timer impostato che periodicamente scatta, ma al posto del bip bip c’è una vocina nella mia testa che mi sussurra: “è arrivato il momento: fallo, o rischi di implodere!”. Sento proprio il bisogno di fuggire da quel circolo di quotidianità fatta di mattoni e cemento, telegiornali e polemiche sui social media, appuntamenti fissi e scansioni temporali…le solite infelici espressioni di malcontento.
Non mi dispiace, la mia vita, in fondo. Perché è una vita bella, fortunata, costellata da tante luminosissime stelle, che sono le anime belle e pure delle persone che amo. Sono grata all’Universo, per le mie tante gioie. Tuttavia, ogni tanto – sovente – mi viene voglia di scappare e rintanarmi in un mondo dove poter smarrire ogni riferimento e punto fisso. Voglio perdermi in quel vortice fatto di incertezza e, proprio per questo…di infinite possibilità.

Credit: Arte Sella, “Fontanella Sottsass” di Ettore Sottsass
Esistono solo due sentieri che posso percorrere per conquistare questa vetta: l’arte, con il suo incomprensibile linguaggio che a me parla più di qualsiasi parola, e la natura. Due strade che mi permettono di immergermi in quell’ignoto che rappresenta per me una grande certezza: quella di potermi sorprendere continuamente. E il caro Sottsass, evidentemente, ci aveva visto giusto.
Quanto è meravigliosa l’incertezza del domani? Il non avere di idea di cosa accadrà di fantastico nel corso della tua giornata?
Perché poi, in fondo, una certezza ce l’ho: mi capiterà qualcosa di assolutamente sorprendente. Come gli incontri fatti in Valsugana, fra gatti neri e scaffali di libri, professoresse di inglese ex commercianti di pietre preziose e curatori d’arte con la “erre moscia” e la passione per la filosofia.
Cosa vedere in Valsugana? Un fantastico weekend in Trentino fra laghi e castelli
La Valsugana è una valle del Trentino confinante con le provincie venete di Belluno e Vicenza, caratterizzata dallo scorrere del fiume Brenta, il quale nasce dai laghi di Levico e Caldonazzo e attraversa questo splendido territorio prima di gettarsi e fondersi nell’Adige della città di Trento.
Una regione ricca di storia e cultura, contesa nel tempo da alcuni fra i regni più importanti: dall’Antica Roma ai Longobardi, dai Franchi alla Repubblica di Venezia. Ne sono traccia le molteplici fortezze e dimore che puntellano questo verde fazzoletto di terra incorniciato dalle maestosi Alpi Trentine.
Fra sport e natura, arte e cultura, la Valsugana offre innumerevoli occasioni per trascorrere qualche giorno di relax ma anche di sano divertimento.
Museo Arte Sella
Se siete approdati in Valsugana, non potete esimervi dal trascorrere qualche ora in questo posto unico nel suo genere.
Non importa quanto siate amanti o conoscitori dell’arte, dovete assolutamente indossare un paio di scarpette comode e addentrarvi fra i sentieri del parco, lasciando che siano le opere e le installazioni a raccontarvi i luoghi.
“Arte Sella: the contemporary Mountain. Da più di trent’anni rappresenta il luogo dove arte, musica, danza e altre espressioni della creatività umana si fondono, dando vita ad un dialogo unico tra l’ingegno dell’uomo e il mondo naturale.”
Arte Sella: il progetto
I principi cardine di questo progetto bellissimo sono i seguenti:
- L’artista non è protagonista assoluto dell’opera d’arte ma accetta che sia la natura a completare il proprio lavoro
- La natura va difesa in quanto scrigno della memoria
- La natura non viene più solo protetta, ma interpretata anche nella sua assenza: cambia quindi il rapporto con l’ecologia
- Le opere sono collocate in un hic et nunc e sono costruite privilegiando materiali naturali. Esse escono dal paesaggio, per poi far ritorno alla natura.
Non credete sia assolutamente profondo e poetico? Mi fa riflettere sul fatto che tutto faccia parte di un circolo di vita continuo, come un loop che si ripete e in cui inizio e fine si fondono in un unico attimo di eternità: l’arte nacque per un’esigenza di rappresentazione del mondo – della natura – e nelle sue continue evoluzioni e metamorfosi, fra concettualismi, astrattismi e tecnologismi, torna, oggi più che mai, in questo mondo forzatamente artificializzato, a quella natura da cui è nata, millenni fa, madre suprema di tutto e tutti.
I percorsi espositivi di Arte Sella
Sono in tutto tre:
- Giardino di Villa Strobele: luogo in cui, nel 1986, è nato Arte Sella. Ospita opere realizzate da architetti di fama internazionale –> tempo consigliato: 30/45 minuti
- Il sentiero Montura: collega Villa Strobele con l’area di Malga Costa. In tutto 4 chilometri di passeggiata adatta a tutti, attraversando boschetti e prati fioriti –> tempo di percorrenza: 1 ora.
- Malga Costa: l’area più grande, la più affascinante. Un ampio parco in cui immergersi fra le opere più monumentali di Arte Sella, tra cui spiccano capolavori come la Cattedrale Vegetale di Mauri o Il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto –-> tempo consigliato: almeno 2 ore (gli addetti alla biglietteria vi diranno che sono sufficienti 45 minuti, ma sappiate che se veramente volete esperire e vivere le opere di questo parco…beh, questo è impossibile!)
Come arrivare, costi e informazioni utili
- Sito web ufficiale http://www.artesella.it
- Arte Sella è accessibile da Borgo Valsugana (35 km da Trento) percorrendo circa 10 km di lievi tornanti lungo la SP40. Ecco la destinazione in Google Maps.
- Potrete acquistare i biglietti sia a Villa Strobele che a Malga Costa. Per orari e tariffe aggiornate vi rimando alla sezione specifica del sito ufficiale. Noi abbiamo pagato il biglietto per adulto 8 euro.
- Trascorrete ad Arte Sella almeno una mezza giornata, concedendovi il tempo di vivere le opere d’arte e di percepire la loro sinergia con la natura circostante
- Fermatevi per pranzo al carinissimo bar-ristorante Dall’Ersilia, situato a Malga Costa (per questo vi consiglio di iniziare il percorso da Villa Strobele): è un piccolo gioiellino che ricorda tanto un giardino segreto delle fiabe, con tavolini traballanti in legno posti al di sotto di un pergolato ricoperto dalle fronde dei salici. I piatti sono molto semplici, alcuni tipici della tradizione locale, i prezzi nella norma, i dolci deliziosi…ma l’atmosfera è speciale.
- Per coloro che non avessero voglia (ma fatevela venire dai!) o possibilità di percorrere a piedi il Sentiero Montura, potranno raggiungere l’area di Malga Costa anche in auto. L’ultimo tratto del percorso, tuttavia, è obbligatoriamente pedonale, ma si percorre in soli 10 minuti.
Borgo Valsugana: fra porticati romantici e scorci poetici, un tocco di Veneto nella regione Trentina
Dopo avere trascorso una mattinata immersi fra i capolavori di land art di Arte Sella, potete recarvi a Borgo Valsugana, dove vi consiglio di prenotare l’alloggio per la notte.
Dominato dall’imponente Castel Telvana, purtroppo proprietà privata e non visitabile, questo borgo di poco più di 6000 abitanti rappresenta il centro più importante della Valle. Vi serpeggia internamente, separando il centro storico dalla zona di più recente costruzione, il fiume Brenta.
Cosa vedere a Borgo Valsugana?
Non vi è moltissimo in realtà, non vi sono musei, palazzi visitabili o siti di particolare e palese interesse. Ma vi consiglio di abbandonarvi al caso e di smarrirvi fra i vicoletti e gli anfratti di questo borgo, fra le sue botteghe e i portali barocchi, dilettandovi a rubare qualche scatto che, non ho alcun dubbio, entrerà a far parte della vostra affezionata collezione di fotografia artistica.
Prendete un aperitivo in uno dei localini a spiovente sul fiume o ancora, se avete riserva di energie e tempo, incamminatevi lungo la mullattiera del Sentiero dei Castelli, partendo, dopo aver percorso la storica Scala Telvana, dall’area dei monasteri delle Clarisse e dei Francescani, che vi offrirà, tra l’altro, una splendida vista panoramica sulla cittadina e sul paesaggio della Valsugana.
Borgo Valsugana: dove mangiare
Non posso dispensare liste e liste di consigli a tal proposito, ma limitarmi a suggerirvi gli stessi posti che io stessa ho sperimentato, con la promessa, mettendoci la faccia, che non vi pentirete di questa scelta.
Per la pappa – la cena – abbiamo chiesto alla gestrice del B&B di consigliarci un posticino dove poterci deliziare con la cucina locale. Tradotto in alfabeto vegetarianese –> formaggio di malga, polenta (tanta!) funghi e buon vino.
Per sperimentare i veri piatti tipici (e questo vale anche per voi carnivori) il prezzo da pagare è quello di dover balzare alla guida della vostra auto, voltare la chiave nel cruscotto e spingersi su per il versante della montagna. Noi abbiamo sofferto 29 minuti di temerari tornanti per raggiungere lo Chalet Serena, situato nel cuore del Logorai fra verdi pascoli e fitti boschi, perdendo due anni di vita ad ogni incrocio con un’automobile proveniente sulla stradina dal senso opposto. Ma ne è valsa assolutamente la pena!
Appena arrivate ci siamo riempite gli occhi della bellezza del panorama sottostante e poco dopo il pancino con un menù delizioso di tutto rispetto: canederli spinaci e formaggio con burro fuso, formaggio rostì con polenta e porcini e dolcetto della casa. Ciliegina sulla torta: le gentilissime cameriere indossano i caratteristici abiti del Tirolo 🙂
Borgo Valsugana: dormire al B&B Al Gatto Nero
Non potreste poi desiderare di meglio, per concludere la vostra giornata in Valsugana, che pernottare presso il B&B Al Gatto Nero: scovato casualmente tramite il portale Agoda, l’alloggio si trova nel cuore di Borgo Valsugana, in un pittoresco cortile.
In passato l’edificio, recentemente ristrutturato, ha fatto parte del seicentesco Convento delle Monache Clarisse. La padrona di casa, Irene, è stata un’ospite meravigliosa: ci ha accolte in questo piccolo angolo di paradiso popolato da gatti neri e da centinaia di libri, dispensandoci preziosi consigli preziosi su cosa vedere in Valsugana e coccolandoci la mattina con storie di vita e di mondo sorprendenti, condite con una dolce colazione a base di pane fresco, caffè della moka e brioche appena sfornate.
Consigliatissimo e oltretutto anche cheap! In perfetto target con i lettori di Clic My Trip 😉
Il lago di Levico: una perla color turchese
La mattina sveglia presto, una bella tazza di caffè e si parte destinazione lago. Scegliamo di optare per Levico, e non per il vicino Caldonazzo, perché il suo essere più piccino e meno frequentato (a quanto detto dalla nostra amica Irene) ci pare un sinonimo di garanzia. Voi lo sapete, che il mio “turismo” preferito, è quello in cui di turisti…nemmeno l’ombra! Purtroppo cadiamo male, la settimana precede ferragosto e il clima caldo e torrido costituisce il perfetto sprono per la gente per immergere caviglie e chiappette nelle fresche acque di un lago montano! Anyway…
Decidiamo così, dopo la canonica mezz’ora impiegata a ricercare un parcheggio free da perfette viaggiatrici low cost, di inoltrarci nell’epica avventura del Sentiero dei Pescatori, che Irene dice essere un percorso molto bello che circonda tutto il lago.
Esteso per oltre un chilometro quadrato e con una profondità massima di 38 metri, il Lago di Levico è insignito della bandiera blu e costituisce un piccolo gioiello naturale dal color turchese, ricordando molto nella sua conformazione un fiordo norvegese.
Il sentiero dei Pescatori
Il Sentiero dei Pescatori rappresenta in realtà solo la prima parte di questa passeggiata ad anello che si immerge fra i canneti e i boschetti che affiancano il bacino lacustre, trasportandoci per quasi tre ore (senza pause fotografiche e furti dai frutteti sarebbero state probabilmente due) in paesaggi abitati da meleti, pareti rocciose, ponticelli sul fiume e simpatici gnomi scolpiti nel legno.
Partendo dalla spiaggia libera (Parco Segantini) di Levico Terme, questo itinerario può essere percorso in qualsiasi stagione e non necessita di particolari attrezzature, se non scarpe e abbigliamento comodi, poiché è tutto su strada sterrata. Vi consiglio di portarvi almeno 1 litro d’acqua per persona, in quanto lungo il percorso non esistono punti in cui potersi rifornire.
Terminiamo il percorso con un bel bicchierone di bionda alla spina e un panino vegetariano al radicchio e formaggio, distese nel prato erboso del lido principale del lago.
Cosa vedere in Valsugana: il Castello di Pergine e i Viandanti di Lois Anvidalfarei
Nonostante il piano primario fosse quello di restare a crogiolarci nel dolce far nulla, riparate dalle fronde ombrose di un alberello accanto alla riva, ci rendiamo conto presto però che la pratica dell’ozio (unitamente al vociare ininterrotto della massa dei turisti d’agosto) non fa per noi.
Ci ricordiamo quindi di un altro consiglio della cara Irene, la quale durante la colazione mattutina ci aveva descritto un noto castello della zona, indicandocelo come una meta davvero meritevole per una visita.
Decidiamo di levar le tende dalla spiaggia e con la nostra Fiestina percorriamo la strada panoramica che costeggia il lago di Levico sulla destra. Direzione: Castello di Pergine (se impostate il navigatore, probabilmente di default vi indicherà la strada più veloce, che però non è quella che vi consiglio: cambiate le impostazioni e selezionate questo percorso meno rapido che vi permetterà però di godere di una vista unica sul lago).
In circa 13 minuti raggiungiamo il castello, che ci accoglie con un saluto silenzioso, svettante sul colle Tegazzo sul quale è arroccato, circondato dal verde intenso di cui solo la vegetazione del Trentino si sa vestire.
Castello di Pergine: un po’ di storia
Antico insediamento romano e poi fortezza medievale, il Castello di Pergine era chiamato la “porta della Valsugana”. Venne nel tempo abitato da personaggi illustri, tra i quali spicca Massimiliano I, principe del Tirolo, che amava risiedervi durante le sue sedute di caccia.
Nel 1956 Mario Oss, uno svizzero originario di Pergine, acquistò la proprietà e le conferì la destinazione turistica e culturale che tutt’oggi conserva, aprendovi un ristorante e una struttura alberghiera.
A fine 2018 la Fondazione Castelpergine Onlus acquista il castello dalla famiglia Oss Ringold e lo trasforma nel primo bene storico d’Italia di proprietà collettiva, organizzandovi annualmente una mostra ed eventi culturali con musica e teatro.
I Viandanti in bronzo di Lois Anvidalfarei
Parcheggiamo la macchina poco fuori dal maestoso portale di accesso, attorno a noi solo il silenzio interrotto dal frinire delle cicale e un fitto boschetto dal quale di tanto in tanto sbuca un sentiero sterrato.
Ci avviciniamo all’ingresso e veniamo accolte da un’immagine di profonda e drammatica espressività: dall’alto della torretta che si erge incombente su di noi come un guardiano solenne, si staglia in controluce una figura umana. Esile e dalle membra fragili, come una nike crocifissa che si lancia in un ultimo, liberatorio, atto di dolore. Un urlo silente che ci sovrasta.
Si tratta della prima delle tante sculture della mostra Viandanti dell’artista altoatesino Lois Anvidalfarei, che propone la rappresentazione della condizione umana in grandi figure che sostano, come viandanti, negli spazi suggestivi del complesso castellare.
Ed è così che ci muoviamo, sole e senza guida, fra i giardini esterni del castello, incappando qua e là in qualche strano incontro. Come viandanti fra i viandanti, io e Nicole ci spostiamo fra corpi che popolano un mondo in cui noi siamo ma che non c’è più, ombre residue di un tempo, tracce suggestive di un passato mutilato giunto a quel decorso inevitabile di finitudine a cui tutta l’umanità è, da sempre, condannata.
Un vociare poco distante ci risveglia da questo nostro sogno un po’ straziante, di certo commovente, e poco più in là scorgiamo delle persone discorrere con passione della fortezza e dei suoi strani abitanti scultorei. Il nostro intuito da art addicted ci suggerisce che deve trattarsi di personaggi interessanti, e infatti non si sbaglia: tra loro, il curatore della mostra, un simpatico e coltissimo signorotto laureato in filosofia che per oltre un’ora ci diletterà raccontandoci ogni dettaglio ed aneddoto relativi al luogo e all’artista.
Ancora una volta, la vita mi insegna che nulla accade per caso: nemmeno una persona che inaspettatamente incrocia il tuo cammino.
Quante possibilità avremmo potuto avere, noi due laureate e appassionate di Storia dell’Arte Contemporanea in trasferta trentina per due giorni, di incontrare durante un torrido giorno di agosto, per altro in orario di chiusura della mostra, il curatore del progetto in persona? Che sia vera, forse, la teoria per cui quando si desidera fortemente qualcosa, quando questo qualcosa ci appassiona così tanto da entrarci dentro, allora l’Universo risponde a questo desiderio puro e agisce per realizzarlo?
Il caro Tiziano, la pensava come me: il caso non esiste, siamo noi che trasformiamo l’improbabile in realtà.
Il caso? Difficile dire che non esiste, ma in qualche modo mi andavo convincendo che gran parte di quel che sembra succedere appunto “per caso”, siamo noi che lo facciamo accadere; siamo noi che, una volta cambiati gli occhiali con cui guardiamo il mondo, vediamo ciò che prima ci sfuggiva e per questo credevamo non esistesse. Il caso, insomma, siamo noi.
(Tiziano Terzani)

La splendida vista dal Castello di Pergine
Silvia
Frequento il Trentino e le sue montagne da anni, ma mi ero persa il Castello di Pergine… Riscoperto in questo tuo articolo ed ora non vedo l’ora di visitarlo!